La nassa è un attrezzo da pesca tradizionale e universale, la quale gli abitanti di Meleda utilizzavano già dai tempi antichi. Alla popolarità di nassa contribuì anche il fatto che fosse fatta interamente dai materiali naturali, con utensili semplici di largo uso, e se fatta di rami di ginepro fenicio, poteva durare fino ai 20 anni con minimi interventi di manutenzione. Il primo passo nella lavorazione di nasse fu la raccolta dei rami secchi di mirto o ginepro fenicio. I rami si raccoglievano d'inverno (gennaio, febbraio) e alla fine dell'estate (agosto), quando gli alberi contenevano una quantità minore di linfa, perché i rami “secchi” erano di maggiore durata. I rami si tagliavano con la falce, e per una nassa si doveva raccogliere circa 400 rami. I rami raccolti poi venivano puliti e assortiti, i rami più grassi si separavano da quelli più sottili, quelli più lunghi da quelli più corti, e si selezionavano i rami destinati alle singole parti di nassa: namet, spice, rebat e pasovi. Prima di cominciare l'intreccio, i rami si devono inzuppare nell’acqua o acqua del mare per diventare più elastici e morbidi. La nassa viene intrecciata dall'alto verso il basso, cioè si comincia dal namet.
Il namet è il ramo dal quale si incomincia a intrecciare, e ad esso vengono legati tutti gli altri rami, per cui la nassa sembra essere intrecciata da un solo ramo che circonda l'intera nassa. Quando la nassa è finita, assomiglia a una campana, e si intrecciano in essa due oggetti che la dividono in due camere: il grande ostrc e il piccolo ostrc. Per la lavorazione dei ostrc spesso vengono selezionati i rami di più alta qualità, cioè quelli di ginepro fenicio. Le estremità dei rami che restano sopra i pasi costituiscono poi un'apertura chiamata “i baffi della nassa”, e da quest'apertura il pesce entra nella nassa. Il namet della nassa veniva chiuso dai coperchi di zolla erbosa costituiti da erba secca, legno o fili. Prima di gettare la nassa nel mare, si doveva riempirla di brumeggio. Si usava per lo più il pesce piccolo vivo, come sardine, castagnole, sciarrani o boghe. Il pesce si metteva sullo spiedo che veniva inserito all'interno della korta, cioè dello spazio tra il grande ostrc e il piccolo ostrc. Affinché la nassa affonda, si legava ad essa una morica, cioè una pietra bucherellata. E perché il pescatore sia sicuro di trovare la propria nassa, la marcava con un segno (senj) di sughero, legato alla nassa con una corda, chiamata skandaj. Le nasse venivano fatte in varie dimensioni: le piccole nasse erano alte 1,20 m, venivano gettate più vicino alla costa, nella profondità di circa 10 o 15 passi (antica unità di misura), e con essa si pescavano per lo più le castagnole, le murene e i gronghi, dal marzo fino al Natale. Il pesce veniva salpato con una šemeta (pezzo di legno con più ganci). Le nasse di medie dimensioni (mezane) sono quelle di 1,50 m di altezza.

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